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Roma, Dzeko: “Qua mi sento a casa. La rimonta al Barcellona il ricordo più bello”

Dzeko

Una prima stagione in Serie A a dir poco complicata, poi una seconda da campione ed una terza da leader. Quest’anno un inizio da grande con l’eurogol al Torino, prima del recente calo che ha colpito tutta la squadra. L’avventura di Edin Dzeko in giallorosso, finora, è stata complessivamente positiva, ma adesso l’attaccante della Roma deve tornare ad incidere come prima. Il bosniaco si è raccontato a The Player Tribune, mettendo in evidenza tutte le tappe della sua vita: “Dopo essere andato via dal mio paese, l’unico posto in cui mi sono sentito a casa è stata Roma. Dopo la Bosnia e Sarajevo, quello è sicuramente il mio luogo preferito” ha affermato Dzeko, che ha poi parlato delle differenze tra la Serie A e la Premier League. “In Inghilterra c’è solo velocità, mentre in Italia solo tattica. La cosa più bella qua è che posso stare a contatto con Francesco Totti. È una leggenda, mi ha aiutato a migliorare molto così come mi sta aiutando tutta la Serie A”.

Edin si è poi soffermato sul momento per lui più emozionante con la maglia della Roma, la vittoria con il Barcellona: “Dopo l’andata persa 4-1 era difficile pensare di non mollare, ma al ritorno siamo stati fortunati a segnare subito ed infine la follia ci ha aiutati. Giocavamo e correvamo come animali, il gol di Manolas è stato incredibile. Noi tutti siamo stati perfetti”.

La Premier vinta con il Manchester City nel recupero? Pensavo fossimo morti” ha dichiarato Dzeko. “Nessuno credeva di poter perdere la partita, nonostante il QPR dovesse salvarsi, ma in pochi minuti successe di tutto e loro erano in vantaggio. Mancini cominciò a gridare a caso, eravamo sotto di un gol al 91’ e ci sembrava di aver perso tutta la stagione in una partita. Era qualcosa di impensabile anche alla Playstation, ma la mia rete su cross di David Silva cominciò a darci speranza. Alla fine sapete tutti come finì, non so come sia possibile. Non riesco nemmeno a ricordare cosa provai dopo il gol di Aguero. Balotelli? È proprio un bravo ragazzo, non capisco perché lo massacrino. È un personaggio, ma è simpatico ed è un campione”.

Quella Premier League vinta anche insieme a Kolarov e Savic: “Per noi venuti dai Balcani fu un orgoglio, dopo ciò che abbiamo passato. Alcune volte da bambino non potevo giocare a calcio a causa della guerra, dovevamo nasconderci ed essendo piccoli non capivamo neanche il perché. Quando cominciai a crescere capii, ma grazie ai miei genitori ho sempre superato tutto. Mio padre mi ha sempre portato agli allenamenti ad un’ora da casa, in ogni momento difficile mi ha sostenuto. Allora era difficile avere sogni, ma io volevo diventare un calciatore per far felice mio padre. Il mio idolo? Da piccolo mi chiamavano Shevchenko, mi è sempre piaciuto. Quando lo affrontai in Milan-Wolfsburg gli chiesi di scambiare la maglia, e lui accettò gentilmente”.

Rassegna Stampa

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